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La Orda (2)

Si svegliò di notte per dei rumori . nel dormiveglia si alzò e si diresse alla finestra e ciò che vide lo stupì . Il quartiere si era come animato . Vedeva qualche luce di locale aperto e ragazzi in strada con la bottiglia di birra in mano . Vedeva anche qualche cassonetto dell'immondizia rovesciato e qualcuno consumato dal fuoco ( probabilmente incendiato giorni prima ) . Riaccostò le tende e si mise a sedere su una poltroncina là vicino . Prese la decisione di bersi un buon caffè alla francese ( annacquato ) e di riversarsi per le strade per vivere il momento . Erano le 3.15 del mattinoo . Prese il caffè preparato dalla macchinetta, si lavò i denti, si vestì e si guardò allo specchio . Ciò che vedeva era un diciassettenne dai capelli castano chiaro-scuro, dalla pelle delicata ma fresca, occhi marroni e lineamenti delicati . Gli piaceva ciò che vedeva . Scese giù nella piccola hall e vide che il portiere o il proprietario non c'erano . Uscì . Dei ragazzi passavano canticchian

La Orda (1)

Era fuggito da casa . Le estenuanti ore di lavoro, la sua famiglia che amava ( padre e madre ) e i suoi amici che mai ascoltavano la sua dolcezza e timidezza , lo avevano deciso a trovare una via di fuga, un posto lontano dove trovare se stesso, farsi accettare e cercare - almeno per il momento - di vivere i suoi 17 anni . Aveva preso l'aereoplano ed era sbarcato all'aereoporto Charles De Gaulle di Parigi. Aveva fatto il cambio-valuta ed aveva scoperto che i suoi soldi racimolati con le ore di lavoro avevano molto valore là in Francia . Gli aveva cambiati ed aveva accumulato più di 6.000 franchi francesi, quando un caffè all'aereoporto costava 2 franchi ed appena uscito , al barretto di fronte , ne costava 0,65 . Era quasi ricco, si disse . Aveva un autonomia di diversi mesi se riusciva a controllarsi come lui sapeva bene . prese la metro per risparmiare ( 0,80 franchi ) e si diresse in centro . Camminò per ore, a testa bassa, pensando a ciò che aveva fatto e al fatto che n

La orda (3)

Nel sonno sudò. La sua vita gli passò dinanzi come una tela dove i colri erano già stati scelti da altri e non da lui. I sensi di colpa piano piano scendevano e non gli facevano più male . A casa aveva lasciato amici egoisti che quando lui non era d'accordo con loro tutto quello che sapevano dirgli era di non preoccuparsi, che la vita era così e così doveva prenderla ; aveva lasciato il padre e la madre perche non c'era dialogo con loro e loro stessi litigavano troppo perché lui potrsse sopportarlo . E poi ... poi c'era qualcosa dentro di lui che spingeva per uscire, che cercava di fargli capire che era il suo momento . Prendere l'aereo da Nantes a Parigi era stata la soluzione. Siamo sul finire degli anni '80, la seconda metà. Il lavoro di operaio potevano tenerselo, non gli stava altro che stretto ; buono per la paga ma non per la gente che ci lavorava. Passò la notte così, fino ad arrivare ad un dolce risveglio, dove era sempre più sicuro di aver fatto la scel

Calma piatta grigia

Si ritrovarono in un vicolo, in pieno centro della città. Erano le tre del mattino passate. Strade deserte con illuminazioni di colori tenui, negozi chiusi, qualcuno a rientro per casa, qualcuno in auto. Una città da milioni di abitanti era rimasta con migliaia di giorno e di vuoto di notte . Era passato il tempo in cui splendeva. La donna era sui cinquanta, sopra il metro e settanta e portava un tailler grigio scuro che dava su un marrone spento che la faceva donna di esperienza in tematiche burocratiche, calze non troppo chiare e scarpe con tacco basso. Capelli corti, taglio serio . Al polso un bracciale in oro spento appena più grande del polso . Due orecchini non visibili e una collana scura con una piccola pietra chiudevano il suo abbigliamento . Era appoggiata al muro . Davanti a lei un uomo che sicuramente in passato non sarebbe passato inosservato . Alto sopra il metro e ottanta, viso leggermente squadrato ma lungo, occhi neri, sopracciglia folre e capelli neri con qualcuno bia

A Cielo chiuso

A Cielo Chiuso Stavano rimandando di nuovo la chiusura dell'azienda. Nonostante fossero mesi che lo dicevano, scrivevano, parlavano tra loro e noi e lo messaggiavano ogni tot di tempo a tutti quelli che ne facevano parte, l'azienda era ancora aperta, produceva il solito materiale fossilo ricavato da un campione ottenuto qualche anno prima da una profondità di decine di metri causata da una piccola e per qualcuno poco significante apertura di una strada davvero poco frequentata di costa che dava sul mare . Era dovuta a un terremoto che qualcuno aveva sentito, qualcuno no e altri avevano visto e altri no. L'apertura larga qualche decina di centimetri era stata trovata solo dopo qualche giorno che le varie compagnie statali e private erano state in giro per verificare se lo scuotimento terrestre avesse fatto particolari danni. Ne aveva fatti pochi. Era stato più una vibrazione mediamente forte ma stabile e sostenuta per diversi secondi - tra i dieci e i venti secondi - che u

'Che dici, Mason ?'

Mason entrò con impeto e passi pesanti nel mio ufficio. Nonostante il suo fisico slanciato sul suo metro e ottanta, si fece sentire. In quegli attimi mi chiesi - seppur non del tutto consapevolmente - come avesse fatto a fare ad essere così rumoroso : sembrò che la stanza tremasse. "Allora è così, eh ?". Il volto denotava qualcosa di più della rabbia : ira ? I suoi occhi fissavano i miei come se volesse bloccarli nei suoi. Mi sentii vulnerabile, per un momento, perché poi la ragione si riebbe subito, rapida, ricordandomi che per me Mason era solo un tipo come tanti che incrociavo la mattina al bagers. "Che succede ?". "Lo sai cosa succede ! Non tentare di fregarmi !" ‘Non capisco’. “Ah, non capisci.. Dì un po’, cosa ti sei messo in testa ?” ‘Di che parli ?’ “Lo sai di che parlo!” ‘Puoi spiegarmi ?’ “Vaffanculo! Li ho sempre odiati i tipi come te! Cerchi di accattivarti la gente che ti sta attorno e poi la freghi!” ‘Senti, se non mi dici che succede, cos

Ecco come era il mio Mondo .

Era l'inizio dell'estate del 1986 . Timido e introverso pedalavo dietro ad un paio di ragazzini che avevano piu' o meno la mia eta' . Io avevo quasi dieci anni . Pedalavamo sui marciapiedi - a quei tempi ai bambini era vietato girare in bici per strada : era pericoloso per via delle macchine -, nei giardini vicino le nostre case e ricordo che c'era una montagnola di terra con erba in cui salivamo e scendavamo velocemente per sentire il vento rinfrescarci il viso . Faceva caldo . A quel tempo, in cui tutte le case, le fabbriche, tutto, era in cemento, il caldo lo si sentiva di piu' . Pedalavo con i miei pantaloncini corti celesti e la mia maglietta gialla a maniche corte . Tornando verso le nostre case - vivevamo davvero vicini tra noi, nella stessa strada o in quella appena adiacente - passammo sotto delle impalcature dove muratori dovevano rimettere a posto la facciata, per poi lasciar imbiancare i muri agli imbianchini . Ricordo bene che era domenica, e che la